COME SI DIVENTA CORRETTORE DI BOZZE?

Il mestiere di correttore bozze è antichissimo, ne abbiamo parlato qui: Correzione di bozze: storia e sviluppi. Nel tempo esso si è adeguato ai vari cambiamenti storici e alle innovazioni tecnologiche, ma la sua missione resta sempre la stessa: scovare i refusi e gli errori grammaticali in un testo. Vediamo dunque quali competenze servono e come si diventa correttore bozze.


Cosa fa il correttore di bozze?

Il correttore di bozze è colui che si occupa, all’interno delle case editrici, delle agenzie o delle testate giornalistiche, della revisione grammaticale e ortografica di un testo. Il correttore, talvolta identificato con il redattore, collabora con altre figure professionali, come l’editor e il traduttore. Generalmente si occupa della fase finale di controllo, che precede la stampa del libro o del testo.

Le revisioni di un correttore bozze riguardano diversi aspetti del testo:

  1. la grammatica;
  2. l’ortografia,
  3. la punteggiatura;
  4. l’uniformazione grafica;
  5. il corretto uso del corsivo e del grassetto;
  6. gli errori di battitura, ovvero i cosiddetti refusi.

Per approfondire ti consigliamo di leggere la descrizione completa che abbiamo scritto sulla nostra pagina dedicata a questo servizio.


Come diventare correttore di bozze?

Per diventare correttori di bozze professionisti occorrono alcune competenze specifiche, tra le quali:

  1. una profonda conoscenza della lingua italiana;
  2. velocità nella lettura;
  3. capacità di mantenere a lungo la concentrazione;
  4. capacità di scrittura;
  5. essere un lettore forte;
  6. conoscenza approfondita di alcuni programmi di videoscrittura, come Microsoft Word e Pages;
  7. conoscenza dei programmi di impaginazione, come Adobe InDesign;
  8. pazienza e attenzione elevata, per poter ripetere più volte la lettura di uno stesso testo;
  9. puntualità nelle consegne.

CORRETTORE DI BOZZEMa qual è il percorso formativo migliore per rispondere alla domanda: come si diventa correttore di bozze? Una iniziale formazione scolastica di tipo liceale conferisce senz’altro una base di partenza approfondita, anche se non bisogna sminuire quella acquisita in un istituto tecnico. Infatti, sebbene in un istituto vengano dedicate meno ore allo studio dell’italiano, le materie professionali permettono di apprendere tecnicismi e linguaggi settoriali specifici, che sono spesso fondamentali.

Inoltre è certamente un vantaggio la formazione universitaria umanistica, preferibilmente in Lettere e Filosofia o Scienze della Comunicazione. Dopo la laurea sono possibili infine altri percorsi formativi:

  1. il master in Editoria;
  2. i numerosi corsi professionali gestiti da case editrici e agenzie (segnaliamo per esempio quelli di Feltrinelli Editore).

In linea di massima entrambi i percorsi prevedono un breve periodo di stage o di tirocinio in un ambiente professionale, dove sarà possibile finalmente acquisire competenze pratiche.

Già, perché la pratica e l’esercizio sono importantissimi tanto quanto lo studio. Sfruttare il momento di tirocinio permetterà all’aspirante correttore di mettere in pratica la teoria, di acquisire i cosiddetti trucchi del mestiere, di imparare a organizzare il lavoro in modo pratico e professionale.


Come presentarsi sul mercato editoriale?

Una volta terminata l’esperienza di tirocinio, se non avrà portato direttamente a un contratto di lavoro, sarà fondamentale presentare il proprio curriculum vitae alle case editrici e alle agenzie.

Attenzione in questo caso a curare ogni dettaglio! Noi per esempio, quando apriamo le selezioni per una nuova collaborazione, usiamo il curriculum vitae e la lettera di presentazione come strumenti per fare una prima selezione dei candidati. Se chi si propone come correttore bozze invia un c.v. zeppo di errori o una lettera di presentazione con scivoloni sintattici viene scartato. Per noi infatti il linguaggio è fondamentale e la sua cura deve diventare quasi una mania (in senso buono). È importante dunque, quando ci si propone in questo settore, dedicare tempo agli strumenti di presentazione, ricordandosi che il linguaggio è il biglietto da visita più importante, talvolta anche più di un ricco portfolio.

 

 

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